Da non perdere a Imola1

1 – Visitare il circuito internazionale Enzo e Dino Ferrari di Imola in occasione dell’apertura al pubblico della pista a piedi o in bicicletta

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Autodromo internazionale Enzo e Dino Ferrari di Imola

L’autodromo Enzo e Dino Ferrari, comunemente noto come autodromo di Imola, è un circuito automobilistico intitolato a Enzo Ferrari, fondatore dell’omonima casa automobilistica, e al figlio Dino. Ha ospitato il Gran Premio d’Italia di Formula 1 nel 1980 e tutte le ventisei edizioni del Gran Premio di San Marino di Formula 1 (dal 1981 al 2006). Per quanto riguarda il Motomondiale, tutte le quattro edizioni del Gran Premio Città di Imola (dal 1996 al 1999), sette edizioni del Gran Premio motociclistico d’Italia (1969, 1972, 1974, 1975, 1977, 1979 e 1988) e due edizioni del Gran Premio di San Marino del Motomondiale (nel 1981 e nel 1983). Attualmente ospita il Gran Premio d’Italia di Superbike, oltre a molte altre corse motociclistiche e automobilistiche di caratura mondiale. È uno dei pochi tracciati in cui si corre in senso antiorario.

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L’autodromo è il luogo simbolo di Imola, è un punto di ritrovo per chi vuole praticare sport! In occasione delle giornate d’apertura al pubblico la pista è disponibile a tutti, dai turisti ai residenti: i primi con l’obiettivo di conoscere da vicino questo storico tracciato nel quale si sono disputate innumerevoli gare nel corso degli anni e gli altri (cittadini, residenti ad Imola e dintorni) percorrere la pista per divertimento o allenamento mettendosi alla prova a piedi o in sella ad una bicicletta. Si respira un’aria un po’ speciale, si è in un contesto inusuale e particolare!

2-La veduta panoramica dell’autodromo e della città dalla torre di controllo del circuito

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3-Fare una passeggiata nei parchi pubblici delle Acque Minerali e Tozzoni

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4-Fare il giro panoramico dei Tre Monti a piedi o in bicicletta ammirando le colline disegnate dai campi coltivati tra alberi da frutto e vigneti

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Il panorama più suggestivo si ha in particolare in primavera quando vi è la fioritura degli alberi da frutto come i peschi e gli albicocchi oppure quando le foglie si tingono dei colori caldi dell’autunno! Le nostre colline sono lo scenario perfetto per escursioni e passeggiate a piedi, in bicicletta e a cavallo.

5-Mangiare un piatto di pasta fresca, come garganelli, tortelli, passatelli, tagliatelle accompagnati da un buon calice di vino del territorio in uno dei ristoranti tipici

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6-Visitare la Rocca Sforzesca e farsi catturare dalla storia di Caterina Sforza percorrendo i camminamenti e salendo sul mastio

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La Rocca Sforzesca

La Storia

Situata ai margini del vasto spiazzo erboso che costituisce il piazzale Giovanni dalle Bande Nere, la Rocca Sforzesca – di impianto trecentesco – deve il suo attuale aspetto ai lavori condotti dall’architetto Danesio Maineri che nel 1440 trasformò le originali quattro torri quadrangolari in torrioni circolari per motivi difensivi.

Il fortilizio a pianta quadrata era circondato da un ampio fossato ancora visibile su tre lati, così come ancora visibili sono i due rivellini comunicanti con gli ingressi della rocca tramite ponti elevatoi.
Nel corso dei secoli la rocca diventò proprietà delle famiglie che si alternarono al governo della città: in particolare nel 1473 della famiglia Sforza sotto la signoria di Girolamo Riario e della moglie Caterina Sforza.

Il percorso di visita

Il percorso di visita inizia dalla Sala delle Spingarde posta nel sotterraneo, dove è esposta una collezione di Spingarde, Falconi e Falconetti per la maggior parte del XV e XVI secolo; si passa poi al torrione di sud-est dove si trovano le cannoniere dei Riario Sforza; si prosegue nella sala delle armi con collezioni di fucili e moschetti del XVIII secolo per proseguire la visita nell’Appartamento del Capitano che ospita armature, elmi ed armi disposte cronologicamente dal XIV al XVIII secolo.
Si visita poi la Cappella di Santa Barbara per proseguire all’esterno lungo i camminamenti di ronda sugli spalti, dotati di bocche circolari per le bombarde, di piombatoie di difesa e dei caratteristici merli a coda di rondine.
Il percorso attraversa le torri di nord-est e di nord-ovest e permette una vista completa sul grande Cortile d’Armi e sul Palazzetto detto “Del Paradiso”, caratterizzato da un elegante loggiato, costruito all’interno della loggia come residenza gentilizia.
La torre di sud-est ospita una collezione di ceramiche per lo più del XVI secolo rinvenute durante i lavori di restauro della rocca.

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7-Partecipare alle gare motoristiche e agli eventi in autodromo: Campionato Mondiale Superbike, grandi concerti, gara podistica tre monti

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8-Degustare i vini DOC e DOCG Romagna ed i prodotti tipici, come il formaggio scquacquerone con la piadina romagnola

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9-Gustarsi la visione di un film all’interno del cortile delle rocca sforzesca durante il periodo estivo

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10-Assistere ad uno spettacolo o concerto presso lo storico teatro comunale Ebe Stignani

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Teatro Comunale “Ebe Stignani”

La storia

Il teatro, inaugurato nel 1812, fu ricavato dalla trecentesca chiesa di S.Francesco situata al piano superiore dell’omonimo complesso: durante il dominio napoleonico, la chiesa venne chiusa e il progetto di conversione in teatro affidato all’architetto Giuseppe Magistretti.
Tre anni dopo l’inaugurazione, mutato il clima politico, un decreto pontificio ne provocò la chiusura per incompatibilità tra la preesistente struttura religiosa e la nuova destinazione a luogo di spettacoli. Riaprì nel 1831, a condizione che le autorità comunali ne riadattassero la facciata, cancellandone ogni richiamo alla preesistente chiesa: il portico ottocentesco, che costituisce l’entrata al Teatro, risulta così estraneo (quasi “appoggiato”) al resto del fabbricato che ha mantenuto in gran parte linee e proporzioni medievali.
Il teatro è impreziosito dalle decorazioni pittoriche di Felice Giani, straordinario interprete del neoclassicismo, e del suo collaboratore Gaetano Bertolani, ornatista.
La storia di questo luogo chiave per la cultura e la società imolese è lunga più di 200 anni.

La programmazione

Nella programmazione del teatro le opere liriche si alternano a drammi, melodrammi, commedie, giochi di prestigio e danze acrobatiche e feste da ballo.
Abitualmente gli spettacoli vanno in scena tra gennaio e febbraio, durante il carnevale, a maggio in occasione delle rogazioni della Beata Vergine del Piratello e in agosto per la festa del patrono San Cassiano.
Si rappresentano opere di Goldoni, Pellico, Boito, Shakespeare e tra le opere liriche non mancano i capolavori di Rossini, Bellini, Bizet, Mascagni, Verdi e Puccini.

Dal 1931 al 1974 il teatro chiude per motivi di sicurezza.
Il teatro dal 1977 prende il nome dalla famosa cantante lirica Ebe Stignani.

Ospita da allora fino ai primi Duemila ospita tutti i più grandi artisti della prosa nazionale: Vittorio Gassman, Tino Buazzelli, Umberto Orsini, Glauco Mauri, Luca De Filippo, Roberto Sturno, Mariangela Melato, Rossella Falk, Paolo Stoppa, Anna Proclemer, Eros Pagni, Gabriele Lavia, Monica Guerritore, Toni Servillo, Carlo Giuffrè.

Nel 2004 il corpo ottocentesco, la biglietteria, gli uffici, i camerini sono oggetto di restauro e consolidamento, con l’introduzione di un nuovo elemento architettonico in vetro e acciaio. Si tratta di interventi che portano alla bonifica dall’amianto e che ridefiniscono conservativo e di adeguamento funzionale, la stagione di prosa viene temporaneamente dislocata nel Teatro comunale dell’Osservanza.
Nel 2010 il Teatro Stignani è finalmente restituito alla città e continua ogni anno a regalare bellezza ed emozione agli spettatori di ogni età.
Il teatro Stignani è inoltre dotato di una sala minore, denominata Ridotto, con un’agibilità di 99 posti, situata al secondo piano. Anche questa sala è stata ricondotta allo splendore originario ed è attrezzata con un avanzato impianto audio e video digitale HD.

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11-Scoprire gli angoli della città percorrendo le vie e le strade ciclabili a bordo di una bicicletta

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Per le famiglie con bambini:

12-Partecipare alle visite e laboratori didattici presso i musei civici: giocamuseo, uno spasso di teatro

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Museo di San Domenico

La costruzione del complesso, sede dell’ordine domenicano, risale al Duecento e ha risentito nei secoli di diverse ristrutturazioni e purtroppo anche di devastazioni.
Il restauro e la sua trasformazione in museo ha permesso di recuperare la spazialità originaria del convento e di individuare le antiche destinazioni d’uso come il capitolo, i dormitori, la cucina, i granai, le celle, offrendo ai visitatori un percorso alla scoperta del monumento e della sua storia attraverso emergenze artistiche e architettoniche.

La possibilità di accedere al pulpito della chiesa restituisce all’intero complesso la sua primitiva unità e regala una visione dall’alto inconsueta dell’interno della chiesa di San Domenico che ospita all’altar maggiore un capolavoro di Ludovico Carracci.
Le “Collezioni d’arte della città” è un percorso dal Trecento a oggi che espone oltre 600 pezzi tra dipinti, sculture, arredi sacri, ceramiche, disegni, monete, medaglie e installazioni, provenienti dalle collezioni civiche.

I materiali sono suddivisi in sette grandi temi che costituiscono i capitoli di una storia per immagini che ha come protagonista Imola. Opere ed oggetti diversi per origine, qualità, rarità raccontano insieme e fanno risaltare luoghi, artisti, avvenimenti, produzioni tipiche, gusti e stili di vita della città e del suo territorio.
La visita offre una nuova lettura delle raccolte storico-artistiche e un osservatorio sulla produzione artistica contemporanea della città. Il “Museo Giuseppe Scarabelli” porta il nome dello scienziato che lo fondò nel 1857 quando donò alla città il “Gabinetto di Storia Naturale” perché divenisse un luogo attivo di studio e ricerca scientifica.

Il trasferimento nel Museo di San Domenico ha permesso di realizzare un nuovo allestimento rispettoso dell’eredità di Scarabelli e aggiornato su modalità espositive e comunicative contemporanee. La sua storia è raccontata nella prima parte del percorso, attraverso le donazioni che lo arricchirono durante la sua lunga vita. In questa sezione sono esposti anche oggetti etnografici provenienti dall’Africa e dal Sud America e una mummia egizia.
La seconda parte mostra nelle vetrine originali gli oltre 25000 reperti che formarono il museo ottocentesco suddivisi nelle sezioni di Geologia, Archeologia e Scienze naturali.
Una guida multimediale on line consultabile nei tablet installati nel percorso di visita o con i propri smartphone permette di approfondire i contenuti scientifici di questo museo.

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13-Esplorare la Riserva Naturale Bosco della Frattona in compagnia delle guide ambientali

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14-Ammirare le stelle dalla collina del Parco Tozzoni durante il periodo estivo

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