Fontanelice

Il Paese

L’origine di Fontanelice, come quella di altri centri abitati della Valle del Santerno, affonda le sue radici nella preistoria.
Lo testimoniano sparsi frammenti dell’età della pietra che diventano più numerosi nel periodo villanoviano, etrusco, celtico e soprattutto romano.
Il successivo sviluppo urbano, di carattere medioevale, è ancora oggi evidente nell’impianto del centro abitato, raccolto attorno alla piazza su cui si affaccia l’ex palazzo pubblico, oggi sede del Museo Archivio Giuseppe Mengoni.
Fontanelice fu al fianco di Imola nelle lotte tra guelfi e ghibellini, ma poi passò con Bologna contro la stessa Imola, alleandosi con Tossignano.
Il periodo feudale la vede nelle mani della famiglia degli Alidosi, proprietari di numerose altre terre circostanti, fino al 1424, quando divenne territorio governato dal potere pontificio.
Rinomata per i suoi vini e le specialità gastronomiche, Fontanelice offre un ricco calendario di iniziative culturali.

Il nome di Fontanelice e la sua leggenda

Il nome del paese riporta all’elemento dominante di questo territorio: l’acqua.
Un’antica leggenda, si dice scritta nel 1364 da un certo Giovanpiero Del Piano, narra che un giovane proveniente da una città della pianura si avventurò nei boschi della valle del Santerno. Si addormentò su un prato e, svegliato da una ninfa, se ne innamorò.
Violarono così la legge della foresta che vietava alle ninfe di amare un mortale.
Pena la perdita dell’immortalità per la ninfa e la morte per il giovane. Per espiare le loro colpe potevano scegliere di essere tramutati in sasso o in pianta.
Elicio, il giovane, desiderò diventare una pianta di leccio, la ninfa scelse di essere trasformata in una sorgente che sgorga ai piedi del leccio. Così accadde e da allora il paese si chiamò Fontana Elice.

Il territorio di Fontanelice è attraversato dalla Ciclovia del Santerno: un percorso ideale in bici per ogni tipo di cicloturista che desidera immergersi nella natura. La Ciclovia presenta un fondo misto tra strade sterrate e asfaltate e collega la pianura del circondario imolese alle pendici dell’Appennino, da Mordano a Castel del Rio.

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